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<h3>Storia</h3> <p>La chiesa di San Miniato al Monte, capolavoro dell’architettura fiorentina, è, insieme al Battistero di San Giovanni, il più importante edificio romanico cittadino.</p> <p>Secondo la tradizione San Miniato, primo evangelizzatore e martire di Firenze, arrivato in città alla metà del III secolo, scelse come eremo una grotta sul Monte alle Croci. La leggenda narra che dopo esser stato decapitato durante le persecuzioni dell’imperatore Decio intorno al 250, egli raccolse la propria testa e la riportò nella grotta. In questo stesso luogo nel 1018 il vescovo Ildebrando promosse la costruzione dell’attuale basilica, ultimata, secondo la data incisa sul pavimento, nel 1207.</p> <h3>Esterno </h3> <p>La facciata della chiesa, ispirata ad un classicismo solido e geometrico, è caratterizzata dal contrasto cromatico tra il marmo bianco di Carrara ed il serpentino verde di Prato. La fascia inferiore è decorata da una serie di cinque archi a tutto sesto che richiama l’impianto architettonico delle prime basiliche paleocristiane. La fascia superiore presenta una raffinata partizione geometrica che incornicia una finestra centrale a edicola classica sormontata da un grande mosaico che raffigura “Cristo benedicente tra Maria e San Miniato”.</p> <p>Sulla cuspide del frontone campeggia un’aquila in rame dorato che artiglia un torsello, un balla da dodici panni, simbolo dell’Arte di Calimala che dal 1288 assunse il patronato della chiesa.</p> <h3>Interno</h3> <p>L’interno della basilica conserva ancora l’originaria articolazione dello spazio su tre livelli tipica delle chiese romaniche. La navata centrale, coperta da un raffinato soffitto a capriate lignee, presenta un bellissimo pavimento a intarsio marmoreo, risalente agli inizi del XIII secolo, composto da grandi scomparti decorati a motivi vegetali e zoomorfi che attestano la straordinaria fantasia romanica nell’utilizzo degli elementi simbolici.</p> <p>In fondo alla navata si apre la Cappella del Crocifisso progettata da Michelozzo nel 1448 su commissione di Piero de’ Medici, i cui simboli, l’anello e le piume, ed il motto “semper” decorano i fregi delle trabeazioni laterali. Le terrecotte policrome della volta a botte sono opera di Luca della Robbia.</p> <p>Il catino absidale è dominato dal grande mosaico raffigurante “Cristo benedicente tra Maria, San Miniato ed i simboli dei quattro evangelisti”.</p> <p>Al presbiterio si accede da due ampie scalinate poste nelle navate laterali. Rialzato di oltre tre metri rispetto al piano principale, esso rappresenta uno dei pochi esempi tutt’oggi esistenti di presbiterio sopraelevato tipico degli edifici romanici. L’antico rito liturgico cristiano prevedeva che il presbiterio, riservato agli officianti, fosse separato dalle navate occupate dai fedeli, da plutei e transenne riccamente decorate. Se la chiesa aveva anche funzioni di martyrion, cioè ospitava la tomba del martire a cui era dedicata, come nel caso di San Miniato al Monte, il presbiterio era spesso rialzato sopra la cripta in cui erano custodite le spoglie del santo. La sopraelevazione del presbiterio aveva la duplice funzione di conferire importanza alla cripta sottostante e di permettere la visione delle reliquie anche ai fedeli più lontani in occasione della loro ostensione che avveniva in concomitanza di celebrazioni particolari come quelle in onore del santo stesso il giorno dell’anno a lui dedicato.</p> <p>Nell’area presbiteriale, suddivisa in tre navate da coppie di colonne, provenienti da antichi edifici romani, sono conservati rari esempi di scultura romanica toscana tra cui un recinto a transenne marmoree ed un pulpito quadrangolare che presentano una ricca decorazione a motivi geometrici di ispirazione classica. Sulla destra si apre una porta che dà accesso alla sacrestia trecentesca. La grande sala quadrata coperta da una volta a crociera è interamente decorata dagli affreschi che il ricco mercante fiorentino Benedetto degli Alberti commissionò a Spinello Aretino nel 1387. Il ciclo è il primo in Toscana che illustri con completezza le “Storie di San Benedetto” utilizzando un linguaggio chiaro ed essenziale che dimostra l’influenza di Giotto.</p> <p>Alla suggestiva cripta si accede da tre scalinate poste in corrispondenza delle navate. Coperta da volte a crociera che poggiano su colonnine di diversi materiali, essa venne costruita intorno all’XI secolo e costituisce la parte più antica della basilica. L’altare duecentesco contiene le ossa che il vescovo Ildebrando proclamò appartenere al martire Miniato. <p>Risalendo nella navata sinistra si accede alla celebre Cappella del Cardinale del Portogallo realizzata secondo le volontà testamentarie del cardinale Jacopo di Lusitania, principe portoghese morto in giovane età a Firenze il 27 agosto 1459. Realizzata da Antonio Manetti, allievo del Brunelleschi, essa rappresenta un omogeneo complesso di architettura, pittura e scultura tra i più ricchi del Rinascimento fiorentino rimasto eccezionalmente intatto.</p> <p>L’aula quadrata è introdotta da un grande arco a lacunari sopra il quale campeggia lo stemma del defunto ed un’iscrizione che ricorda la traslazione delle sue spoglie e la consacrazione della cappella ai santi Giacomo, Vincenzo ed Eustachio. Il pavimento presenta una ricca decorazione geometrica in marmi preziosi e porfido. La volta a vela del soffitto, opera di Luca della Robbia, è decorata da cinque grandi medaglioni in terracotta invetriata che riproducono il motivo geometrico del pavimento. Nei quattro tondi laterali sono raffigurate le virtù cardinali, mentre in quello centrale campeggia la Colomba dello Spirito Santo. Fulcro della cappella è il Monumento Funebre del Cardinale capolavoro di Antonio e Bernardo Rossellino. Una finta tenda scostata introduce il sarcofago sopra il quale giace il corpo del defunto fiancheggiato da due angeli e sormontato da un tondo con la Madonna e il Bambino.</p> <p>Nella nicchia di fronte all’arco d’ingresso l’altare decorato a tarsie marmoree e la copia della pala di Antonio e Piero del Pollaiolo, il cui originale si trova oggi agli Uffizi, raffigurante i tre santi a cui la cappella è dedicata. <p>Completano la decorazione gli affreschi di Alesso Baldovinetti autore anche della bella tavola con l’Annunciazione posta sulla parete sinistra.</p>